La volta celeste e i suoi elementi hanno sempre dialogato con l’uomo e influenzato il suo rapporto con la natura e con le attività ad essa connesse.
La luce del cielo notturno, formata dall’insieme delle stelle e della luna, si infonde nella terra per farne crescere i frutti, determina l’uso degli strumenti e degli attrezzi che sono tra le mani degli uomini, si posa sulla via per accompagnarne il cammino e si muove con le genti che nella storia hanno lasciato tracce sul territorio.
E così il racconto del territorio, illuminato dalla luce degli astri, si mostra agli occhi di chi lo attraversa e, come nel cielo notturno, brillano le stelle che compongono la sua costellazione più bella: la comunità di San Pietro Avellana.
La Luna interagisce con il mondo naturale attraverso la forza gravitazionale e la luce solare che essa riflette. Le fasi lunari segnano i periodi in cui è giusto operare o stare a riposo, raccogliere o seminare, stagionare o travasare, creare innesti o provvedere alla potatura. Tutte le attività domestiche, agricole e del bosco sono definite nei tempi della crescenza e della mancanza, quando con la Luna Nuova nel cielo buio brillano migliaia di stelle o quando il bagliore intenso del plenilunio definisce le forme del paesaggio attraverso la luce.
La luna, - disse Nuto, - bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare
quando la luna è giovane. Perfino gli innesti, se non si fanno ai primi giorni della luna, non attaccano. Allora gli dissi che nel mondo ne
avevo sentite di storie, ma le più grosse erano queste.
“La luna e i falò” Cesare Pavese, 1950